Storia del territorio
Quell'ampio triangolo d'Italia che attualmente chiamiamo Emilia-Romagna è una terra giovane, addirittura giovanissima se si considera solamente la pianura. Durante il periodo che i geologi chiamano Pliocene (fra 5 e 2 milioni di anni fa circa), gran parte della superficie regionale era ancora sommersa dalle acque del grande golfo Adriatico che si spingeva fino a quella che oggi è la conca di Torino, e solo alla fine di tale periodo vi fu la definitiva emersione del rilievo attuale. La pianura restava occupata dalle acque, ma i suoi bassi fondali erano progressivamente colmati dagli ingenti sedimenti fluviali che vi confluivano.
Si deve immaginare la contesa fra le acque marine e le terre emerse come un quadro dinamico assai variabile, su cui si innestarono i macroscopici cambiamenti indotti dall'instabilità climatica che ha contraddistinto l'ultimo milione di anni. Periodici abbassamenti della temperatura di alcuni gradi (fino a 6 durante le fasi più acute) provocarono l'imprigionamento di enormi masse d'acqua nei ghiacciai e il conseguente abbassamento (fino a 150 metri) del livello marino.
In questo quadro ambientale comparirono – da provenienza che si può solamente ipotizzare – i primi uomini. È presumibile che per un lungo periodo successivo alla fine dell'ultima era glaciale la presenza umana sia stata modesta come consistenza e sporadica come diffusione, limitata a gruppi di cacciatori-raccoglitori che non modificarono in alcun modo la configurazione dell'ambiente naturale.
L'organizzazione territoriale romana
È con i Romani che il paesaggio di ampie zone regionali subisce cambiamenti radicali, alcuni dei quali ancora oggi evidenti. Nel 268 a.C. fu fondata la colonia di Ariminum (Rimini) come testa di ponte dell'espansione romana che già da alcuni anni aveva raggiunto le coste adriatiche settentrionali.
La crisi, da tempo latente, dell'assetto romano esplose durante il V secolo con il crollo degli equilibri territoriali creati nei secoli precedenti. Solamente Ravenna, in quanto capitale imperiale prima e dell'Esarcato poi, riuscì a mantenere il rango di città grazie all'isolamento garantito dal retroterra palustre e ai collegamenti marittimi con L'Oriente.
L'età delle Signorie e delle Legazioni
L'avvento delle Signorie - che fra il XIII ed il XIV secolo interessò tutte le principali città, mutandone la struttura urbanistica e arricchendole di notevoli edifici civili - non cambiò sostanzialmente l'assetto territoriale instauratosi durante l'epoca d'oro dei Comuni.
Il secolo scorso ebbe inizio con i turbinosi eventi dell’epoca napoleonica che determinarono una brusca frattura nell’immobilismo socioeconomico dei due secoli precedenti. L’unico effetto durevole di quel periodo ricco di stimoli fu il rafforzamento della borghesia e la sua ulteriore espansione nei possedimenti terrieri; la Restaurazione del 1815, infatti, ripropose le divisioni politiche precedenti.
All'inizio del Novecento l'Emilia-Romagna era ancora una regione eminentemente agricola: nelle campagne trovava impiego il 60% della forza-lavoro e l'industrializzazione stentava a decollare, accumulando un ritardo crescente rispetto al cosiddetto "triangolo industriale" con ai vertici Milano, Torino e Genova.
Gli effetti delle rapidissime, tumultuose trasformazioni degli ultimi decenni sono sotto gli occhi di tutti. Appare comunque evidente che il vero e proprio consumo del territorio operato dal dopoguerra in avanti ha raggiunto livelli tali da non poter più essere sostenibili per lungo tempo.