È altresì chiaro che stiamo vivendo un'epoca di transizione in cui si vanno delineando le nuove modalità di un rapporto diverso e più consapevole con il territorio ed il paesaggio e molti indizi lasciano presagire il rafforzamento di un'inversione di tendenza ormai evidente.
Come in tutti i paesi approdati ad un'economia di tipo postindustriale - dove la maggior parte del reddito è prodotto dal settore terziario - l'opinione pubblica è ormai sensibilizzata e favorevole alla protezione dell'ambiente, che viene sempre più inteso come risorsa e come bene irrinunciabile. I primi risultati concreti di una maggiore attenzione all’uso del territorio non si sono fatti attendere: fra i tanti si possono citare la creazione di un articolato sistema di zone protette, che attualmente coprono circa il 7% dell'intero territorio regionale; oppure l’aumento dell’estensione dei boschi, il loro minore sfruttamento e il miglioramento qualitativo con la riconversione verso forme d’alto fusto; o ancora, il drastico cambiamento di mentalità nei confronti delle zone umide che, dopo secoli di tenaci lotte per "redimere" le aree più depresse della pianura, sono oggi riconosciute come inestimabili testimonianze e importanti risorse naturali.

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Il dilatarsi delle aree edificate, la necessità di nuove infrastrutture, l'aumento dei consumi di risorse preziose come quelle idriche porranno di continuo problematiche nuove e di non facile soluzione, cui però tutto lascia presagire che si farà fronte secondo principi di sostenibilità e di rispetto per il comune patrimonio paesistico, ambientale e naturale. Sicuramente non si potrà tornare indietro, agli anni in cui l’abbaglio del benessere facile e generalizzato ha portato la nostra Regione, come gran parte di Italia, ad attuare scelte di trasformazione che costituiranno una pesante eredità per le generazioni future.