I paesaggi dell'Emilia Romagna
Il paesaggio non è un'entità stabile e immutabile ma, al contrario, è il risultato dinamico di una somma variabilissima di fattori sia naturali che indotti dall'intervento umano.
In Emilia-Romagna non esistono più, da secoli, paesaggi completamente naturali. Anche dove l’ambiente naturale appare incontaminato a ben guardare si troveranno i segni, magari modesti, lasciati dall'uomo; ad esempio, tracce di antichi tagli e aie carbonili si trovano anche nel più sperduto e impervio vallone romagnolo e perfino un ambiente estraneo come quello delle praterie sommitali del crinale emiliano è stato modificato dal pascolo e ampliato a scapito del bosco. Se in alcune località montuose la presenza dell'uomo e del suo operato è complessivamente scarsa, altrove ci troviamo al cospetto di paesaggi modellati da una frequentazione umana lunghissima e intensa, come nel caso dell'asse pedecollinare scandito dalla Via Emilia, o addirittura di paesaggi completamente artificiali, come sono quelli della bassa pianura creati dalla bonifica idraulica e dal successivo appoderamento.
Il paesaggio regionale appare, se considerato nelle sue linee generali, semplificato da un assetto fisico in fasce facilmente individuabili, anche se certamente non uniformi: il crinale appenninico, con caratteri a volte alpestri, notevoli pendenze e dislivelli, grande ricchezza di acque e vastissime distese di bosco; la media montagna, che in Emilia si presenta con una grande diversità negli stili del rilievo, mentre in Romagna è omogenea pur essendo impervia, con valli strette e profonde e scabre creste non di rado denudate; le colline, analoghe un po' ovunque, con pendii dolci e morbide dorsali che però si infrangono di colpo negli squarci dei calanchi o in isolati contrafforti rocciosi retaggio di una evoluzione geologica assai complessa. La pianura non mostra più il suo aspetto naturale se non nei minuscoli residui scampati alle bonifiche idrauliche e ai disboscamenti. Gli ambienti più acquatici bordano la regione a nord e a est: lungo il tortuoso corso del Po, che scorre fra alte arginature, e in prossimità della parte settentrionale del litorale adriatico, dove è ancora ben rappresentata la straordinaria varietà ambientale originaria.
La struttura fisica è quindi piuttosto semplice, anche se appare tutt’altro che monotona. Per fare un esempio di estremi, le differenze ambientali fra le Valli di Comacchio e la vetta del Cimone sono abissali; la Romagna ospita associazioni vegetali mediterranee, mentre nel crinale emiliano si trovano piante boreali, sospinte fin qui dalle glaciazioni. Volendo considerare i paesaggi antropici – il quadro appare invece incredibilmente più complesso. La stratificazione di fattori avvenuta nel corso di una s t o ria lunghissima – la cui principale costante dal tempo dei Romani è stata la frammentazione amministra t i va – ha infatti portato a un’articolazione paesistica talmente marcata da far sì che, volendo entrare nei dettagli, si sarebbe tentati di distinguere all’infinito.
Queste differenze si riflettono un po’ in tutti gli aspetti della realtà regionale, anche se negli ultimi decenni si assiste, come ovunque in Italia, a un fenomeno di rapido appiattimento delle peculiarità locali e alla perdita dei segni distintivi. Rimangono però le differenze nei dialetti e nel lessico quotidiano. Rimane la toponomastica, specchio di una «mappa mentale» dei luoghi vissuti che riflette il modo di intendere il rapporto con il proprio ambiente, autentica «forma di acquisizione culturale degli elementi del paesaggio». Rimane anche un forte senso di identità municipale, molto diffuso in tutt’Italia ma qui più radicato che altrove, forse in virtù della secolare divisione amministrativa.
Dalla suddivisione amministrativa sono esclusi alcuni lembi della regione fisica, che motivazioni storiche quasi sempre remote hanno annesso alle regioni limitrofe: così come al Montefeltro marchigiano spettano gran parte delle valli del Marecchia e del Conca; alla provincia di Firenze la Romagna toscana e a quella di Pistoia le alte vallate del Reno e di alcuni suoi affluenti; alla Liguria le testate vallive del Trebbia e dell'Aveto; alla Lombardia parte della Valle del Tidone e l'Oltrepo' mantovano.
È quindi parso necessario premettere all’illustrazione dei paesaggi regionali una sia pur sintetica carrellata sulla complessa somma di eventi e di fattori che hanno contribuito alla composizione del loro variegato mosaico.