Le categorie ex lege 431
Gli obiettivi della L. 431 erano stati anticipati nella realtà della Regione Emilia-Romagna , infatti la legge urbanistica regionale (L.R. 47/78 "Tutela ed uso del territorio") all'art. 33, prevedeva già l'estensione delle salvaguardie a intere categorie di beni analoghe a quelle dell'art. 1 della legge 431, orientando in tal senso le politiche regionali e gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale.
Va comunque riconosciuto alla L. 431/85 il merito di aver innescato una nuova concezione di vincolo, in quanto per la prima volta la legislazione nazionale supera una visione "puntuale" e "casuale", limitata esclusivamente all'aspetto estetico-formale-storicizzato dei luoghi e riferita al territorio geografico, anche se lo stesso non può considerarsi rappresentativo dei paesaggi italiani, in quanto questi sono costituiti da un insieme di tipi fisici ed antropici interagenti.
Anche se la legge non definisce compiutamente, né articola correttamente, il concetto di "tutela e valorizzazione", viene comunque affidato alla complessa e organica operazione di pianificazione il compito di garantire una efficace disciplina di salvaguardia del territorio e viene fornita alle regioni, che dovranno predisporre i propri piani paesistici, l'occasione per rilanciare, o meglio per costruire, una cultura del paesaggio. Aspettativa in larga parte disattesa dall'inattività di molte regioni che hanno sottovalutato l'importanza e il ruolo loro affidato, anche in considerazione dei risvolti economici e di immagine che il paesaggio ha per il nostro paese.