Progetto Ri.M.E.Di.A.

 

L’attenzione al recupero del patrimonio edilizio, al riuso e alla rigenerazione urbana, ai fini del contenimento del consumo di suolo, è sempre più riconosciuta come componente fondamentale del governo del territorio.

La L.R. Lombardia n. 12/05 all’art. 1 comma 3bis incentiva le azioni di promozione e finanziamento per la riqualificazione delle aree dismesse attraverso gli strumenti di pianificazione, in quanto concorre agli obiettivi di contenimento del consumo di suolo, costituisce attività di pubblica utilità ed interesse generale, qualora la dismissione comporti pericolo per la salute e la sicurezza urbana e sociale, ovvero di degrado ambientale e urbanistico.

La L.R. Lombardia n. 31 del 28 novembre 2014 introduce nuove ulteriori disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato. Il 12 maggio 2016 è stato approvato il Disegno di Legge sul contenimento del consumo del suolo, come principio che informa il governo del territorio, con l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo entro il 2050 e rendere prioritari gli interventi di riuso del patrimonio edilizio dismesso e i processi di rigenerazione della città esistente. Il provvedimento prevede che i Comuni realizzino un censimento degli edifici sfitti e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, per creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo inedificato.

La nuova legislazione nazionale e regionale in materia di governo del territorio consolida, nel linguaggio e negli strumenti di pianificazione, termini e obiettivi per rinnovare metodi e pratiche per la trasformazione in chiave ecologica e paesaggistica delle città, puntando sulle politiche di Ri.U.So. Rigenerazione Urbana Sostenibile.

Il Comune di Pavia ha attivato con DGC n° 21 dell’11 febbraio 2016 il procedimento per la redazione del Piano Strategico, che introduce strategie e azioni finalizzate alla rigenerazione del tessuto urbano della città e all’avvio di efficaci politiche di riuso.

La DGC n° 21 del 11 febbraio 2016 ha dato avvio al progetto Ri.M.E.DI.A. (Riuso: Mappatura Edifici Dismessi e Abbandonati) che ha tra le sue finalità l’indagine conoscitiva sul patrimonio edilizio cittadino in stato di mancato utilizzo e/o abbandono e la costruzione di una rete di relazioni tra pubblico e privato per condividere risorse economiche e competenze, finalizzata a sostenere le strategie di riqualificazione, favorire il riuso di immobili dismessi, degradati o inutilizzati, coordinando la domanda di riuso con l'offerta di beni privati. Il 21 marzo è stato pubblicato, di concerto con il Settore Servizi al Cittadino e all'Impresa, il bando Ri.M.E.DI.A. al quale ha partecipato l’Associazione Atelier Città con il progetto Ex vuoto.

La rigenerazione urbana, la riqualificazione del patrimonio edilizio, la sua sottrazione a degrado e vandalismo, il contributo alla creazione di una città vivace e una cittadinanza consapevole e il contenimento del consumo di suolo, sono le principali finalità del progetto Ex-Vuoto, assieme al sostegno alle valide iniziative delle comunità locali e alla collaborazione con altre realtà del terzo settore. L’Associazione Atelier Città ha inoltre presentato in sede di Bilancio partecipato il progetto Atelier del Riuso.


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Amministrare l’Urbanistica
di Pier Benedetto Mezzapelle

Deindustrializzazione e internazionalizzazione dei mercati

Lo scenario di riferimento per i processi di pianificazione urbana è mutato negli ultimi decenni in conseguenza del processo di terziarizzazione e deindustrializzazione (che ha liberato spazi nelle città), della progressiva internazionalizzazione dei mercati (che ha aperto le imprese ad un contesto più competitivo), del continuo progresso dell’Information Technology (che ha influenzato l'organizzazione e le modalità di lavoro, ma anche del tempo libero).

Le rigenerazioni urbane sono diventate sempre più frequenti: la delocalizzazione delle attività industriali ha reso obsoleti molti spazi produttivi posti spesso in aree urbane divenute semicentrali rendendo necessaria la loro conversione e riqualificazione.

Molto spesso queste operazioni puntano sulla creazione di nuovi "luoghi", basandosi su fondamenti eminentemente economici sfruttando la capacità di stupire di un'architettura land-marking e lasciando in secondo piano concetti legati alla forma della città, alla sua identità ed al significato di un insediamento.

In questi ultimi anni si sono spesso utilizzati strumenti di pianificazione in un’ottica di programmazione meramente economica che ha comportato nascite di nuovi quartieri “tematici”, di simulacri urbani, di infrastrutture monstre, tralasciando colpevolmente un’idea di città.

Citando Oswald Mathias Ungers Un passo importante verso una nuova organizzazione della città consiste invece nel (…) identificare le esigenze di queste isole urbane frammentarie e (…)  definire in modo adeguato la fisionomia di ogni parte della città e caratterizzarla in modo tale che essa mantenga il proprio carattere specifico.

L’arcipelago urbano che ne nasce, fatto di ben individuate isole urbane, differenziate nella loro forma, nella struttura urbanistica e sociale, corrisponde allora all’immagine della città nella città. Ogni parte della città presa di per sé contiene una propria identità conforme soltanto a se stessa, la quale si differenzia notevolmente da quella di un’altra parte.

Non si tratta di contrapposizioni che si escludono reciprocamente, bensì di aspetti che si integrano in modo complementare.”

Marshall Mc Luhan individua nella città moderna e nella sua struttura dinamica i fiori di un cambiamento: “le città sono un’ulteriore estensione dei nostri corpi nati per soddisfare i bisogni di gruppi più vasti ... La ferrovia non ha introdotto nella società né il movimento, né il trasporto ma ha accelerato le proporzioni di funzioni umane già esistenti creando città di tipo totalmente nuovo e nuove forme di lavoro … le conseguenze individuali e sociali di ogni medium … derivano dalle nuove proporzioni introdotte nelle nostre questioni personali dalle nuove tecnologie.”

Per Melvin Webber l’attuale mutamento dei sistemi di comunicazione rappresenta una determinante primaria nel ridare forma ai tessuti urbani, soprattutto per gli effetti che determina come la riduzione delle barriere sociali, l’abolizione di quelle materiali ed il progressivo sostituirsi della comunicazione allo spostamento.

Per abbracciare tutti gli aspetti urbani occorre ridefinire una struttura organizzativa in modo inclusivo ossia bisogna dare proporzioni a tutte le informazioni alla base della pianificazione: creare un sistema omnicomprensivo.

I principi fondamentali per la riuscita di una trasformazione devono essere:

  • la figurabilità, il significato, ossia “la chiarezza con cui essa può essere percepita e identificata”
  • la dimensione: in che modo un intervento costituisce una massa critica rispetto alla città?
  • la coerenza infrastrutturale, secondo i concetti di soglia di Malisz
  • il cofinanziamento e la gestione speciale, in cui il plusvalore assolva un meccanismo di ridistribuzione urbana.

La figurabilità

Questa, secondo Lynch, si fonda sul significato di un insediamento ossia “la chiarezza con cui esso può essere percepito e identificato e la facilità con cui i suoi elementi possono essere collegati ad altri eventi o luoghi in una rappresentazione mentale coerente di tempo e di spazio, a sua volta relazionabile a concetti e valori non spaziali… [il significato] Costituisce il punto di contatto tra la forma dell’ambiente e il processo di percezione e di conoscenza dell’uomo;

dipende dalla forma spaziale e dalla qualità, ma anche dalla cultura, dal temperamento, dallo status sociale, dall’esperienza… Si riscontrano delle costanti importanti e significative all’interno dell’esperienza di uno stesso spazio condotta da persone diverse: queste costanti provengono dalla comune base biologica nel nostro processo percettivo e cognitivo, da certe universali esperienze del mondo… e da quelle norme culturali comuni alle persone che utilizzano un particolare luogo”.

La coerenza con le infrastrutture

Tutti i grandi interventi di trasformazione urbana sono accompagnati da infrastrutture importanti, sia perché in alcuni casi coincidono con la realizzazione di queste, sia perché queste rispondono ad una innovazione tecnologica, sia, soprattutto, perché ne garantiscono la necessaria accessibilità.

La localizzazione strategica

Fa parte della città, la rinnova o è ‘duale’ rispetto a essa?

La dimensione minima

In che modo un intervento costituisce una massa critica sufficiente rispetto alla città e al settore più ampio che si intende trasformare a medio termine?

Con il termine soglia Malisz intende quei livelli di sviluppo urbano per i quali alla crescita della città ne consegue per necessità la creazione di nuove importanti infrastrutture o di nuove aree di espansione o l’istituzione di nuovi servizi. I costi urbani non aumentano in modo eguale con l’espandersi della dimensione, ma tendono a subire sbalzi al superamento di queste soglie. Le soglie variano a secondo della città; una volta determinate le soglie però, la strategia appropriate sta nel mantenersi al disotto di una di esse oppure superarla di gran lunga in un breve periodo in modo da raccogliere i benefici legati ai costi aggiuntivi.

Le funzioni urbane innovatrici

Queste, che difficilmente nel tessuto tradizionale trovano spazio, possono essere collegate al nuovo terziario e ai servizi avanzati

Il co-finanziamento e la gestione speciale

Una gestione più efficienti rispetto alla pratica amministrativa convenzionale in cui la concorrenza e l'intervento del settore privato sono essenziali, nell’ottica di una sperimentazione dei processi di partenariato in cui il plusvalore del suolo generato dalla trasformazione venga utilizzato come meccanismo di ridistribuzione urbana.

Innovazione e competitività: la Smart City

If you can’t measure it, you can’t manage it. Se non si può misurare, non si può gestire

Michael Bloomberg, Cities Climate Leadership Group

Una città può essere definita SMART (intelligente) quando gli investimenti in capitale umano e sociale  e quando le infrastrutture di comunicazione tradizionali ( trasporti ) e moderne ( ICT ) alimentano la crescita economica sostenibile e una elevata qualità della vita, con una sapiente gestione delle risorse naturali attraverso la governance partecipativa .

Andrea Caragliu, Chiara Del Bo, Peter Nijkamp

“I had a sinking feeling as I was listening to the talks by these prominent figures in the field of smart cities because the city used to be the domain of the architect, and now, frankly, they have made it their domain. This transfer of authority has been achieved in a clever way by calling their city smart – and by calling it smart, our city is condemned to being stupid … but in the end, it is clear that those in the digital realm and architects will have to work together.

"Ho avuto la sensazione di sprofondare ascoltando i discorsi di queste figure di spicco nel campo delle Smart cities perché la città era il dominio dell'architetto, e ora , francamente, sono loro ad avere il dominio. Questo spostamento di autorità lo hanno raggiunto in un modo intelligente definendo la loro città Smart - e chiamandola intelligente, la nostra (città) è condannata a essere stupida ... ma alla fine è chiaro che nel mondo digitale loro e gli architetti dovranno lavorare insieme”

Rem Koolhas

Si tratta quindi di avviare un processo di valutazione e di pianificazione più complesso che abbia come base un fondamento e cioè che non si può misurare l'incommensurabile o comparare l'incomparabile.

Per Marco Romano "Accertata l’impossibilità di predire l’andamento futuro di alcuni fenomeni socioeconomici (…) si potrebbe da ultimo sostenere che sia comunque possibile (…) ricavare predizioni per via induttiva a partire dal loro andamento passato: è del resto questa la procedura più consueta nei piani regolatori …”

Pianificare, programmare o fare marketing?

Le amministrazioni delle maggiori città europee rivelano con sempre più insistenza la pretesa di promuoversi e di pubblicizzarsi, di vendersi al loro interno e al loro esterno. La necessità di conciliare gli obiettivi di ogni amministrazione e la contrazione di risorse finanziarie ha indotto le amministrazioni al ricorso di tecniche tipicamente manageriali.

Ma ogni territorio da sempre ha avuto come obiettivo il proprio sviluppo e l’innalzamento della qualità della vita, al fine di creare valore per la comunità locale.

In una logica di competitività economica, le amministrazioni locali sentono il bisogno prioritario di sviluppare azioni strategiche al fine di attrarre investimenti e risorse attraverso l'offerta di nuovi fattori di localizzazione.

Dal punto di vista economico la città si presenta come il luogo della produzione, del consumo, della distribuzione, dell’innovazione. La città compete con altre città per conquistare nuovi mercati e nuove attività. Lo spazio è lo spazio economico delle rendite legate all’uso del suolo, delle reti infrastrutturali, dei mercati.

Ma il marketing territoriale non è altro che un campo della pianificazione generale; da qui la necessità di adattare, di armonizzare tutta l'attività di marketing alla pianificazione di governo del territorio ed alla programmazione strategica.

L’azione di attrazione di investimenti sul territorio rappresenta solo l’avvio di un’azione strategica su arco temporale di lungo periodo e a vari livelli di governo del territorio.

Da una prospettiva economica, il ritorno del territorio come fattore di sviluppo pone le città al centro delle diverse economie regionali e in competizione fra di loro sulla base della capacità, del diversi centri urbani, di favorire la realizzazione di un tessuto connettivo con le economie regionali decentrate, di essere nodo attivo fra le diverse aree economiche.

Le reti consentono di raggiungere economie di scala di tipo cooperativo, distribuendo i vantaggi conseguenti tra i singoli nodi.

Si possono individuare almeno tre distinte categorie di reti di città:

  • le reti di complementarietà, costituite da centri specializzati e complementari, interconnessi attraverso un insieme di legami di mercato;
  • le reti di sinergia, costituite da centri similari in rapporto di cooperazione;
  • le reti di innovazione, costituite da centri che cooperano su specifici progetti tecnologici, infrastrutturali o produttivi nell’ottica di raggiungere una sufficiente grandezza sia in termini di domanda che di offerta.

L’efficacia del consenso e le trasformazioni urbane

La gestione complessa del governo del territorio e delle sue trasformazioni non può essere sostenuta in modo efficace ed efficiente solo su impulso pubblico dell’ente locale, lo sviluppo ed il governo del territorio deve essere affidato oltre che a forme di sussidiarietà orizzontale e verticale, a nuove forme di partenariato, perequazione, incentivazione.

Il ruolo del sistema pubblico non riesce più a garantire le risorse per uno sviluppo diretto, è con il sistema privato che è necessario confrontarsi e negoziare.

Al pubblico deve essere mantenuto il controllo del governo del territorio, al privato la possibilità di iniziativa che soddisfi oltre che i propri interessi diretti, gli interessi generali e pubblici.

La Rigenerazione urbana

Dichiarazione di Toledo - 22 giugno 2010

“L’importanza strategica della rigenerazione urbana integrata [si basa su] … una crescita intelligente, con la promozione di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; una crescita sostenibile, con la promozione di un uso più efficiente delle risorse, un’economia più competitiva e più ecosostenibile; una crescita inclusiva, con la promozione di un alto tasso di occupazione dell’economia e offrendo coesione sociale e territoriale.

Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo intraprendere una vera e propria riqualificazione “verde, ecologica o ambientale” delle nostre città, che includa alcune questioni fondamentali, quali:

- la riduzione delle esigenze di trasporto e la promozione di una mobilità più sostenibile …;

- lo stimolo all’efficienza energetica negli edifici esistenti …;

- il miglioramento del metabolismo urbano, compresa la gestione dell’intero ciclo delle acque, dei rifiuti, etc

- la spinta all’uso di energie rinnovabili e al loro utilizzo nelle città;

- il riuso dei suoli (con la riconversione o il riutilizzo di aree dismesse, abbandonate o non utilizzate, ecc.) come strategia chiave …;

- la protezione della natura, del paesaggio, della silvicoltura, delle risorse agricole, ecc., intorno alle città, e il rafforzamento dei loro legami o della loro articolazione con le città (per esempio, con le cinture verdi e/o i corridoi connessi e in continuità con la rete dei parchi e degli spazi pubblici), il “regreening” della città esistente, ecc.

[Occorre anche] l’attuazione di una serie di misure connesse tra loro - ad esempio per l’istruzione, la formazione, l’inclusione, ecc., così come altre misure ambientali ed economiche - che consentono la lotta contro la segregazione spaziale e l’emarginazione sociale, risulta una delle azioni chiave per la realizzazione di una maggiore integrazione e coesione sociale.

Questo approccio integrato richiede, in primo luogo, l’adozione di un approccio olistico.

Ciò significa sostituire il settore abituale o l’approccio unidimensionale con dei nuovi approcci, trasversali o multidimensionali, che permetteranno l’ottenimento di effetti moltiplicatori, complementari e sinergici; e anche considerare la città nel suo complesso. Le azioni dovrebbero essere unitarie, e affrontare tutta la complessità dello sviluppo urbano, tenendo conto del ruolo di ogni parte della città nella sua struttura globale.

La rigenerazione urbana è concepita come un processo pianificato che deve trascendere gli ambiti parziali e gli approcci che sono stati la norma fino ad ora, al fine di guidare sia la città nel suo insieme sia le sue parti come componenti dell’intero organismo urbano, verso l’obiettivo di sviluppare appieno e bilanciare la complessità e la diversità delle strutture sociali, economiche e urbane, e allo stesso tempo stimolare una maggiore eco-efficienza ambientale.”

Le aree dismesse in ambito urbano complessivamente occupano un'area superiore a 500.000 mq e sono collocate principalmente in prossimità del centro storico, si tratta di dismissioni funzionali prevalentemente di tipo industriale.

Con L.R. n° 4 del 13 marzo 2012 "Norme per la valorizzazione del patrimonio esistente e altre disposizioni in materia urbanistico", Regione Lombardia approva una serie di norme straordinarie per rilanciare le aree industriali dismesse individuate nel documento di piano del PGT.

GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO DEL PGT

Il Documento di Piano individua le grandi aree dismesse definendone i confini, gli obiettivi e i criteri di riferimento progettuali nelle schede programma/progetto. La trasformazione urbanistica di tali ambiti assume importanza strategica alla scala urbana, sia per la loro estensione territoriale che per la loro collocazione.

Tutti gli elaborati sono disponibili, anche in download, all'indirizzo: PGT.COMUNE.PV.IT

GLI AMBITI DI RECUPERO DEL PIANO DELLE REGOLE DEL PGT

Il Piano delle Regole del PGT individua aree ex militari inglobate all’interno del tessuto cittadino di dimensioni notevolmente inferiori rispetto alle aree dismesse individuate dal Documento di Piano,   per le quali si auspica una rifunzionalizzazione degli edifici di pregio esistenti, che soddisfi le mutate esigenze della città, valorizzandone allo stesso tempo caratteristiche architettoniche, conservandone l’assetto urbanistico, l’immagine e la memoria della città che essi rappresentano. 

Le Schede attuative dell’allegato Cdel Piano delle Regole contengono i principali obiettivi di trasformazione e le linee guida per la pianificazione attuativa, le prescrizioni in esse contenute variano in relazione al contesto di riferimento e ai bisogni individuati dal Piano dei Servizi.

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Le principali tipologie di riuso emerse da RIMEDIA 

IL PATRIMONIO CULTURALE DISMESSO E GLI EDIFICI DI VALORE STORICO ARCHITETTONICO

Gli edifici di qualità storico-architettonica rappresentano una parte consistente del dismesso segnalato, dei quali circa la metà ottocenteschi e novecenteschi.

In buona parte sono infatti collocati in parti centrali delle città, possono ospitare funzioni pregiate e sovente rappresentano un elemento importante della identità collettiva e della storia dei luoghi; dunque il loro riutilizzo può presentare, oltre ai vantaggi funzionali, anche importanti valenze culturali.

Di converso va detto che in alcuni casi si tratta di edifici che purtroppo versano in stato di degrado da decenni, e richiedono dunque prevedibilmente costi di restauro molto elevati, tali da scoraggiare gli imprenditori privati; la consapevolezza di queste oggettive difficoltà è probabilmente alla base di molte proposte di riusi pubblici avanzate per questo dismesso di qualità.

GLI INVOLUCRI DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

La maggior parte dei casi di abbandono segnalati riguarda edifici riconducibili alla cessazione di attività produttive; certamente è il portato della nota contrazione delle attività manifatturiere in Italia - avviata oltre 30 anni fa ed accentuata negli ultimi 10 - ma le ragioni di tanto abbandono sono anche diverse, e il campione emerso ne restituisce alcuni volti. Nella parte largamente maggioritaria dei casi si tratta di edifici recenti, isolati oppure inseriti in aree attrezzate, e la loro collocazione si presenta come una delle variabili più significative ai fini delle opportunità di riutilizzo.

A proposito dell’attuale eccedenza di edifici produttivi va evidenziatoche alcune segnalazioni riguardano edifici che non sono mai stati completati e che oggi hanno perduto le speranze di esserlo con il tempo in quanto affette estesi fenomeni di abbandono.

LE CASE VUOTE

Anche edifici residenziali costruiti intorno agli anni ’50-’60, obsoleti, che evidentemente non ottemperano più a criteri di sicurezza, antisismicità e risparmio energetico, in situazione di avanzato degrado e disagio sociale, rappresentano una parte consistente del dismesso segnalato.

GLI SPAZI  DEGRADATI

Un'ulteriore categoria trasversale di dismesso è rappresentata da spazi aperti, aree verdi, una strada, un posto di guardia su passaggio a livello, ..., che non sono da considerarsi abbandonati in senso stretto, ma che generano una reazione analoga a quella per l’abbandono, situazioni apparentemente minimali ma ritenute a ragione lesive di una buona qualità dell’ambiente urbano.

Queste segnalazioni dimostrano anche quanto sia cresciuta la sensibilità dei cittadini.

Segnala un edificio abbandonato o dismesso con una mail a urbanistica@comune.pv.it

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IL COMMERCIO  DI VICINATO NELLA VITA DELLA CITTA'

Il settore del commercio svolge un ruolo di primaria importanza nello sviluppo del sistema economico lombardo: produce circa il 13.5% del PIL regionale e il 18% dell’occupazione complessiva.

Il commercio è inoltre un fattore fondamentale per le politiche a sostegno dell'attrattività turistica e del miglioramento della qualità di vita nelle città, in quanto elemento qualificante dei processi di trasformazione, riconversione e mantenimento del tessuto urbano.

In questo contesto una funzione cruciale viene svolta dai negozi di vicinato che, animando i centri urbani, costituiscono un primario fattore di organizzazione degli spazi e dei ritmi urbani.

La valorizzazione del commercio urbano, tuttavia, non può realizzarsi solo per iniziativa del singolo operatore commerciale, ma richiede l’adesione degli operatori a una visione strategica e di investimento comune, così come una capacità di regia e di coerente sostegno da parte del Comune.

LA SITUAZIONE DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI AL DETTAGLIO

Tutti gli osservatori economici segnalano come il commercio, settore cruciale a cui si riconduce più di un quarto del totale delle imprese (con una percentuale di ditte individuali superiore al 64 per cento), sia da sempre un settore particolarmente esposto che richiede forte capacità di governo dei mutamenti.

La crisi più evidente è quella dei negozi al dettaglio del centro storico, dove solo Strada Nuova e corso Cavour restano stabili soprattutto per la presenza dei negozi dei grandi brand e delle catene leader di mercato in franchising.

La  desertificazione commerciale legata alla crisi, ma anche alle liberalizzazioni e agli affitti sempre più elevati, soprattutto nelle aree di pregio.

In particolare la mappatura restituisce la situazione di sofferenza della direttrice Via Cardano - corso Garibaldi che solo 10 anni fa era un centro commerciale naturale con  negozi che mettevano in risalto le tipicità del territorio, con diversi settori merceologici, dalla somministrazione all’abbigliamento.

Anche in Borgo Ticino, in prossimità di Piazzale Ghinaglia, si rileva la presenza di piani terra commerciali di grande potenzialità ma tuttora senza destinazione.

Altra situazione che presenta numerosi locali non utilizzati è il piano terra di Borgo Calvenzano, in Viale Bligny, con una vocazione turistico - commerciale, in una dei portici più suggestivi della città.

Altre situazioni di sofferenza delle micro imprese si possono evidenziare lungo Via Brichetti, sull'asse Viale Partigiani - Via Monte grappa e Viale Cremona.

DISTRETTI DEL COMMERCIO

Tra le politiche regionali di attrattività e di sostegno al commercio, Regione Lombardia ha individuato nei Distretti del Commercio una modalità di valorizzazione territoriale innovativa, per promuovere il commercio come efficace fattore di aggregazione in grado di attivare dinamiche economiche, sociali e culturali.

I Distretti del Commercio sono ambiti in cui amministrazioni pubbliche, cittadini, imprese e rappresentanze sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio il fattore di integrazione, di coesione sociale e di valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone un territorio. Promuovono la competitività delle polarità commerciali urbane e la rigenerazione del contesto in cui si collocano, secondo una modalità di intervento il più possibile integrata, condivisa e concertata tra le istituzioni di governo del territorio, le autonomie funzionali e le rappresentanze economiche, politiche e sociali che vi operano.

DUC PAVIA

Il Distretto Urbano del Commercio di Pavia nasce nel 2009, si localizza nel centro storico cittadino e nell’area del Borgo Ticino.

www.pavialcentro.it è il sito del Distretto Urbano del Commercio che mette a disposizione dei visitatori tutte le informazioni necessarie sui principali servizi, le attività culturali in programma, i negozi e percorsi storico-artistici e del gusto.

 

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A maggio 2016 Atelier Città ha partecipato al bando Ri.M.E.Di.A., segnalando alcuni degli spazi mappati nel contesto del progetto Ex-Vuoto.

Dati gli obiettivi condivisi, l'Amministrazione Comunale e Atelier Città, collaborano con l'obiettivo di mettere in condivisione i dati e rendere il database uno strumento per il riuso, attraverso l’avvio sul territorio pavese di sperimentazioni di riuso temporaneo di edifici e aree in abbandono, sottoutilizzate o di prossima trasformazione.

L'Accordo di collaborazione tra il Comune di Pavia e Atelier città per la collaborazione in attività di ricerca e sperimentazione con particolare riferimento al tema della mappatura, del recupero e del riuso degli edifici dismessi abbandonati è stato firmato il 26 settembre.

COS’È ATELIER CITTÀ

L’Associazione Atelier Città è un laboratorio collettivo per lo sviluppo di nuovi punti di vista sulla città nato a maggio 2016 per iniziativa di un gruppo di giovani professionisti con competenze negli ambiti di architettura, pianificazione urbana, scienze sociali, sviluppo sostenibile e progettazione partecipata.

IL PROGETTO EX-VUOTO

Ex-Vuoto è un progetto di ricerca e sperimentazione avviato da Atelier Città con l’intento di promuovere il riutilizzo del patrimonio edilizio esistente e degli spazi aperti vuoti, in abbandono o sottoutilizzati, di proprietà pubblica o privata, nella città di Pavia. Le iniziative di riuso possono essere di carattere più o meno temporaneo; l’obiettivo è quello di diffondere una cultura del riuso attraverso la sperimentazione, il coinvolgimento della cittadinanza, la sussidiarietà con il terzo settore e la collaborazione con il settore pubblico. ESITI Il progetto Ex-Vuoto mira alla creazione di un archivio accessibile di spazi e utenti del riuso temporaneo, all’assegnazione di bandi di riuso, all’avvio di progetti e gestione temporanea di spazi, allo sviluppo di un modello gestionale basato sulle specificità del contesto pavese.

PERCHÈ RIUSO TEMPORANEO?

Il riuso temporaneo è una strategia che risponde congiuntamente al fenomeno dell'abbandono e al bisogno di innovazione sociale. Il riuso temporaneo riconosce la presenza di una molteplicitá di popolazioni che abitano il territorio, con esigenze, interessi e ritmi differenti e offre loro la possibilitá di riuso di uno spazio abbandonato attraverso differenti ri-cicli di vita. Vengono fatte incontrare domanda e offerta di spazi e, interpretando le vocazioni di un luogo, si interviene con un riuso che può andare da un giorno a diversi anni, da un evento all'avvio di start up culturali o di piccola impresa. Il riuso temporaneo non si sostituisce al riuso definitivo, al contrario lo favorisce, in quanto può testare la predisposizione di un luogo ad un certo tipo di attivitá, anche innovativa. Se lo spazio è in buone condizioni di conservazione, gli interventi necessari per il riuso temporaneo sono minimi e garantiscono la cura e la manutenzione delle strutture, prevenendo l'avanzare del degrado e in alcuni casi aumentando anche il valore dell’immobile.

PER SAPERNE DI PIÙ

Atelier Città Via Cardano 74, 27100 Pavia

http://ateliercitta.com
ateliercitta@gmail.com
www.facebook.com/ateliercitta
www.twitter.com/atelier_citta

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Con Delibera di Giunta Comunale n° 71 del 7 aprile 2016 è stato approvato l'Accordo di collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Pavia - per il progetto "Riuso del patrimonio edilizio esistente e rigenerazione urbana " per attività di ricerca nei settori della pianificazione urbanistica e dell’edilizia.

Il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Pavia, nell’ambito delle proprie attività didattiche e istituzionali del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, occupandosi di pianificazione urbanistica e territoriale, ha già avviato attività formative e di ricerca in particolare sul tema del Riuso del patrimonio edilizio esistente, sul confronto con i casi stranieri come Olanda, Inghilterra Spagna e Francia, paesi che si sono già dotati regolamenti edilizi dedicati al riuso.

Il Comune e l’Università degli Studi di Pavia negli anni passati hanno già collaborato in attività di studio ed analisi e hanno organizzato convegni legati al dibattito tecnico e culturale sui temi dell’urbanistica e del rilancio del comparto edilizio:

  • presentazione della ricerca Habito; una riflessione sul futuro dell’abitare, sull’attuale ripartizione delle competenze in materia edilizia tra gli Enti territoriali e sulla necessità di una revisione delle normative vigenti in anche a livello comunale: “L'innovazione dei modelli abitativi: il rapporto tra sperimentazione, normativa e regolamento edilizio“
  • “Il RIUSO per la rigenerazione urbana” Quale futuro per il passato. Ipotesi progettuali ed esperienze internazionali di interventi di recupero, tra volontà di conservazione e necessità di trasformazione. Una riflessione sul mutamento della pianificazione urbanistica, che diventa sempre più progetto di recupero e di trasformazione della città, ben lontana dalla logica di espansione urbana che ha caratterizzato i Piani Regolatori del passato e ha profondamente modificato il volto della nostra città

Nel quadro degli obiettivi di riqualificazione urbana, paesaggistica e ambientale il Comune e l’Università degli Studi di Pavia continuano a  collaborare nell'ambito del tema del riuso del patrimonio edilizio esistente e alle politiche di consumo di suolo “zero”, sia per gli aspetti riguardanti la didattica e la ricerca, sia per gli aspetti legati all’attività di progettazione e realizzazione: la ripartizione delle competenze in materia edilizia, la necessità di una revisione delle normative vigenti anche a livello comunale, il mutamento della pianificazione urbanistica che diventa sempre più progetto di recupero e di trasformazione della città, la necessità di una progettazione di qualità.

Arsenale 3D

Il progetto Arsenale 3D del Prof. Vittorio Casella, docente  titolare del Corso di Fotogrammetria Lidar e GIS e del Prof. Berizzi all'interno del corso di Laurea magistrale in Ingegneria Civile e Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio è tra le attività promosse all'interno dell'accordo.

Nell'ambito del corso è stato creato il modello 3D digitale dell'ex Arsenale di Pavia e il modello fisico in scala, con la stampa 3D.

Per la creazione del modello 3D digitale sono stati usati dati lidar aerei e immagini fotogrammetriche aeree, nonchè le fotografie di tutte le facciate degli edifici presenti, in modo da rendere il modello fotorealistico.

 

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Casi studio
di Pier Benedetto Mezzapelle

Il Piano @22 Barcellona

La sperimentazione di nuove, specifiche forme di partenariato pubblico-privato per la rigenerazione, fondate su codici di condotta chiari e trasparenti per entrambe le parti, guidati - se necessario, al fine di stimolare la partecipazione del settore privato - dalle autorità pubbliche sotto forma di incentivi, supporto economico iniziale e mediante l’assunzione di un ruolo di catalizzatore.

Il piano @22 è frutto di una variante al Plan General Metropolitano del 1976, finalizzata a trasformare il Poble Nou in un “distretto dell’innovazione” ove ospitare le imprese internazionali legate all’economia della conoscenza.

Le novità principali determinate dal piano @22 riguardano l’aumento dell’edificabilità privata originaria, da 2 a 2,7 mq di pavimento/mq di suolo, oltre alla facoltà di realizzare un’ulteriore quota di superficie edificabile per attrezzature pubbliche, sino raggiungere l’edificabilità complessiva di 3 mq di pavimento/mq di suolo.

È previsto che una parte dell’edificabilità, pari ad almeno 0,5 mq di pavimento/mq di suolo, sia destinata ad ospitare le cosiddette “attività @”, ovvero quelle connesse alla ricerca, al design, all’editoria, alla cultura, alle attività multimediali o comunque collegate alla gestione di informazioni e della conoscenza.

È quindi riconosciuta la possibilità di un cambio d’uso dei suoli, dalla destinazione industriale (nel Plan General identificata dalla sigla ‘22°’) ad una destinazione mista (sigla ‘22@’) caratterizzata da attività industriali leggere, attività tecnologiche del settore della comunicazione e dell’informazione, attività ricettive, ed infine uffici e residenze.

Il piano, oltre ad imporre ai developers le cessioni di suolo usualmente obbligatorie per legge, ha programmato le seguenti ulteriori misure:

- la cessione a carico dei developers del 10% di suolo per la realizzazione di attrezzature pubbliche, definite ‘@7’, finalizzate al conseguimento degli obiettivi di innovazione tecnologica, come attività pubbliche di formazione e sviluppo, attività produttive legate all’economia della conoscenza e della comunicazione anche private, purché gestite con la municipalità e mantenendo la titolarità pubblica dell’attrezzatura;

- la realizzazione di una quota obbligatoria di inclusionary housing (Vivienda de Proteccion), pari ad un indice di edificabilità di 0,3 mq di pavimento/mq di suolo, da attuarsi su una riserva di suolo pari al 10% del comparto che a tale scopo viene ceduta gratuitamente all’amministrazione;

Per effetto di questa disposizione il piano @22 prevede la costruzione di 4.000 nuovi alloggi sociali.

http://www.22barcelona.com/

Hammarby Sjöstad, Stockholm, Svezia

Il quartiere di Hammarby Sjöstad si estende per oltre 200 ha di cui 40 ha sull’acqua.

L’area è stata per anni la sede di botteghe artigiane e piccole industrie; riconvertite oggi, dopo attente operazioni di bonifica, in aree residenziali immerse in parchi verdi.

Sjöstad significa ‘città d’acqua’ nome che deriva dalla sua posizione sulle rive del lago che bagna la città.

I lavori sono iniziati nel 1995; nel 2017, a fine del programma, sono previsti 10.800 appartamenti e 290.000 mq di uffici e servizi.

I prezzi delle abitazioni sono relativamente contenuti, anche i relazione all’economia norvegese: un appartamento di 80 mq in affitto va dai € 900 – 1.200/mese, mentre il costo al mq tra i 3.500 e I 6,000 €.

Nel 2010 la situazione degli alloggi faceva registrare il 46% in affitto ed il restante di proprietà.

Il quartiere ha una grande dotazione di verde (25mq per alloggio di verde pubblico e 15 mq per alloggio di verde privato) e le rive del corso d’acqua sono state riqualificate e rese accessibili.

È però il circuito energetico che rende rilevante questo distretto urbano.

L’insediamento ha infatti comportato un’importante investimento in sistemi innovativi di servizi a scala urbana basati sul recupero e sul riutilizzo dell’acqua e dei rifiuti solidi urbani e su un sistema centralizzato di distribuzione dell’energia termica.

Da ciò è stato declinato un modello concettuale di ciclo sostenibile delle risorse, acqua – energia – rifiuti, noto come ‘Modello Hammarby’: una sorta di ecosistema in cui le varie componenti di scarto sono reinserite in un ciclo virtuoso che consente che nulla o quasi vada perduto, e sia invece riutilizzato per il sostentamento del quartiere.

Malmö, Svezia

Nel 1996 Malmö viene individuata come sede per ospitare lo European Housing Expo del 2001.

L’obiettivo dell’evento era quello di quello di trattare ed approfondire i temi della ‘City of Tomorrow’ ossia dell’abitare sostenibile e vivibile.

Il programma di riconversione verrà attuato in tre fasi.

La zona Bo01 (la prima fase del programma nata in occasione dell’Expo 2001) rimarrà quella a carattere residenziale mentre le altre due saranno occupate in prevalenza da attività terziarie. Entro il 2020 dovrebbero terminare i lavori riguardanti le altre due fasi di progetto.

 

Police Headquearters & Charleroi Danses / Ateliers Jean Nouvel + MDW Architecture

L'origine di questa insolita convivenza di destinazioni è da ricercarsi nella storia dell'antica scuola di Cavalleria, un edificio del XIX secolo che da tempo era stato occupato dalla caserma della gendarmeria, e che recentemente ha dato asilo anche a una compagnia di danza contemporanea, la Charleroi Danses.

Progetto vincitore di una competizione internazionale nel 2011, l'intervento ha previsto l'inserimento di una nuova torre cilindrica alta 75 metri, affiancando alla vecchia Gendarmeria anche i servizi di Polizia, nonché ampliando le aree a disposizione per gli artisti del corpo di ballo.

Eco Boulevard a Vallecas, Madrid, Spagna

Le installazioni delle Eco Boulevard si collocano nella parte centrale di uno dei principali viali urbani di Vallecas, nella periferia di Madrid, area dove si stanno costruendo più di 26000 abitazioni, proponendosi come isole verdi e rinfrescanti nell’ambiente torrido Spagnolo.

Questo progetto, realizzato dal gruppo Ecosistema Urbano, fondato nel 2000 da Belinda Tato e Josè Luis Vallejo, viene definita dai suoi stessi progettisti come un’opera di riciclaggio urbano, e consiste nell’installazione di tre "alberi d’aria" all’interno di un ampio boulevard, lungo 550 metri e largo 50. Queste strutture sono costituite da materiali di scarto industriali, sormontati da un sistema di pannelli fotovoltaici collocati nello schema urbano esistente, e proprio per questa loro caratteristica hanno fatto vincere a Ecosistema Urbano il premio di Architectural Review per l’architettura emergente nel 2007.

 

5+1AA, Nuova sede direzionale BNL-BNP Paribas, Roma

Il progetto della nuova sede direzionale a ridosso della stazione Av Roma Tiburtina è parte della riqualificazione del quartiere Pietralata.

L’edificio arriva formalmente ad assumere un valore simbolico che si ritrova nelle seguenti caratteristiche che ne definiscono il suo stesso “corpo”:

  • la disposizione planimetrica, lineare ad est e dolcemente deformata ad ovest attraverso la scrittura di una sequenza variabile di linee spezzate;
  • la scelta di non voler creare un “fronte e un retro” ma uno spartito compositivo capace di creare lo stupore e la meraviglia nella “metamorfosi” dell’edificio, che sarà percepito sempre in maniera differente per la sua capacità di reagire alla luce alle diverse ore del giorno durante i diversi giorni dell’anno;
  • l’articolazione delle sue funzioni, composte secondo un principio di stratificazione orizzontale, in una sequenza classica quale basamento (le funzioni “collettive” o meglio di interfaccia con il pubblico), elevazione (le funzioni prevalenti/uffici), coronamento (lo spazio inatteso e unico e il suo rapporto con il cielo);
  • la hall d’ingresso, evidenziata secondo un rapporto orizzontale e verticale grazie alla identificazione di una “unione-separazione” che diviene una “trasparenza-terrazza” per quattro livelli e scopre la cisterna d’acqua del Mazzoni, elemento originale ed intatto.

West 8, MRIO, Parque Madrid Río

Il Madrid Rìo è un parco nato dal provvedimento attraverso il quale, tra il 2003 e il 2007, l’amministrazione cittadina interrò un tratto della M-30, un’arteria della circonvallazione cittadina costruita negli anni ’70 parallelamente al fiume Manzanares.

Nel 2005 viene indetto un concorso di idee per il riutilizzo delle aree liberate dall’interramento della tangenziale. Sono gli anni precedenti al collasso economico del 2008, la Spagna è in piena crescita e, oltre ai numerosi esempi di speculazione edilizia, si dimostra capace di investire in riusciti progetti di ripristino di aree pubbliche.

Il bando viene vinto da un team formato dallo studio olandese West 8 e dallo studio associato MRIO (Burgos & Garrido, Porras La Casta e Rubio Álvarez-Sala), i quali danno vita a nuovi spazi verdi che si snodano lungo i 10 chilometri che corrono lungo il Manzanares, ripristinando un contatto a misura d’uomo con il fiume e ricreando il collegamento, sacrificato per decenni dalla M-30, tra la parte settentrionale e quella sud-orientale di Madrid, in un’area abbastanza centrale della città, poco distante dal Ponte Segovia, dal Palazzo Reale e dalla Cattedrale Almudena.

Il Parco, che è stato insignito di numerosi premi, si articola in un’ampia varietà di spazi: le aree verdi principali sono l’ Huerta de la Partida, i frutteti del Palazzo Reale riproposti in chiave moderna con l’aggiunta di una vasta gamma di nuove specie, e lo strabiliante parco Arganzuela, la cui morfologia è disegnata dall’alternarsi di aree omogenee di specie arboree e dall’intrecciarsi degli ampi percorsi pedonali curvilinei, che riflettono, nelle loro insenature, i flussi del fiume, rievocato anche nei numerosi giochi d’acqua che decretano questo elemento come il tema dominante di questa parte di parco.

La morfologia del parco alterna aree omogenee di specie arboree ad intrecci di ampi percorsi pedonali curvilinei, che rimandano al referente primitivo: lo sviluppo del fiume ed i suoi inviluppi.

Allo stesso tempo i due lembi di città e di parco sono ricollegati grazie al ripristino di ponti storici, quali Puente de Segovia, Puente de Toledo e Puente de La Reina, affiancati dal fitto sistema di nuovi ponti pedonali e ciclabili, notevoli nelle diversificate forme che assumono, dal più minimale ponte a Y ai landmark costituiti dalla lunga passerella elicoidale ideata da Perrault e dai ponti gemelli di Cascara, sovrastati da una sottile copertura di cemento a vista, plasmata come il dorso di una balena e decorata all’interno da mosaici in vetro raffiguranti cittadini dei quartieri limitrofi ad opera dell’artista visuale Daniel Canogar.

La buona riuscita del parco è tuttavia conferita, oltre che dalla bellezza del disegno di progetto, dalla dotazione di numerosi servizi, che contano aree attrezzate per le attività sportive, skatepark, aree gioco per i bambini realizzate in materiali naturali e distribuite a seconda delle diverse fasce d’età, eliminazione delle barriere fisiche per anziani e disabili, accessibilità alla zona tramite linee di autobus con il pianale ribassato, presenza di segnaletica tattile, visiva e sonora, giocata anche nell’uso di materiali diversificati nei percorsi pedonali per segnalare un incrocio o un punto d’interesse.

I soggetti (proprietari, gestori, concessionari, tecnici delegati….) interessati a segnalare immobili, edifici e contesti in stato di mancato utilizzo e/o abbandono possono inviare una email all'indirizzo urbanistica@comune.pv.it oppure consegnare il modulo allegato compilato  presso il Settore Pianificazione e Gestione del Territorio, Comune di Pavia -Via Scopoli 1 - 27100 Pavia.

I contributi pervenuti saranno oggetto di successiva verifica e contribuiranno a realizzare la piattaforma che possa facilitare l’incontro tra domanda e offerta, tra chi mette a disposizione gli spazi e chi è interessato a prenderli in uso anche attraverso nuove modalità di riuso.

PER INFORMAZIONI 0382.399319 

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Data ultima modifica: 06/09/2018

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