2 - Le acque dell'Emilia Romagna

Passando dal mare alle nubi, ricadendo in pioggia, defluendo per fiumi e torrenti, tornando al mare, di nuovo evaporando nell'atmosfera, l'acqua percorre un ciclo che ha Un'importanza vitale per gli uomini. Una parte di questo ciclo, tra la precipitazione e il ritorno all'atmosfera, si svolge sulle terre emerse, e quindi anche sul territorio della nostra Regione. Come tema conduttore e criterio di ordinamento della serie di immagini si è cercato di seguire il percorso delle acque dai punti più elevati verso il mare, con tutte le sue varianti e con gli interventi umani per modificarlo (e a volte per distorcerlo pericolosamente). L'ordine, però, non è obbligatorio: i commenti sono fatti in modo che le immagini siano indipendenti (con un'eccezio­ne: le fotografie 18 e 19, del Reno in magra e in piena, costituiscono una coppia che si suggerisce di utilizzare per un confronto ravvicinato). Sono noti a tutti i problemi attuali e incombenti posti dalle acque, come alluvioni e inquinamento: queste immagini vorrebbero aiutare ad acquisire, come patrimonio della cultura comune, quelle idee di base che sono un presup­posto necessario per affrontare consapevolmente i problemi pratici posti dalla gestione delle acque. Nella cartina sono uniti insieme i gruppi di immagini che si riferiscono a diversi livelli nel percorso delle acque: da 1 a 8 (montagna, sopra i 400 m s.l.s.); 9, 10, 11 (collina, sopra i 100 m s.l.m.); 12, 13, 14, 24 (alta pianura, intorno a 50 m s.l.m.); 15 e da 17 a 22 (pianura, intorno a 20 m s.l.m.); 23 e 32 (7 8 m s.l.m.); da 25 a 30 (livello del mare); 31 (sotto il livello del mare). Un caso a sé rappresenta la fotografia 16: l'acqua di Salsomaggiore. - CREDITI - Piano, selezione delle immagini, testi: Delfino Insolera Fotografie : Delfino Insolera, Vanna Rossi - Copyright © 1979 Regione Emilia-Romagna .
32. Idrovora di Vallesanta 32. Idrovora di Vallesanta

Le pompe usate per sollevare acqua incapace di defluire da sola si chiamano «idròvore». Questa è l'idrovora di Vallesan­ta. L'acqua che solleva non è sotto il livello del mare, ma è più bassa del livello del Reno, in cui dovrebbe scaricarsi. Le idrovore sono mosse dall'energia di motori elettrici. E l'energia arriva dalle centrali idroelettriche della montagna: così, l'energia liberata dalle acque che scendono impetuose nei torrenti montani, aiuta le acque troppo basse della pianura a risalire nei loro ultimi passi. Foto scattata a Vallesanta, presso Campotto (si raggiunge per strade secon­darie, da Medicina o da Argenta). Valle d'acqua dolce, residuo della Cassa di colmata dell'Idice, oggi cassa di espansione: vi si versano le acque in eccesso dell'Idice durante le piene. Quest'acqua si scarica nel Reno: da sé, per gravità, quando il Reno è in magra; con l'aiuto dell'im­pianto idrovoro quando il Reno è più alto della «valle» (esclusi i momenti di massima piena). I tre grandi tubi corrispondono a tre gruppi motore-pompa.

31. Valle del Mezzano 31. Valle del Mezzano

Questo era il fondo della Valle di Mezzano. Nella fotografia è prosciugato da quattro anni e coltivato a orzo. Dell'originario ambiente acquatico restano frammenti di conchiglie bianche. Siamo nelle terre più basse dell'Emilia-Romagna: già sotto il livello del mare quando erano sommerse, si abbasseranno ancora per effetto del «costipamento»; perché asciugandosi il terreno occupa meno spazio. Nei canali di scolo, l'acqua scende anche a 5 metri sotto il livello del mare: non potrà più defluire da sola. Ci vuole energia per sollevarla di almeno 5 metri. Foto scattata dall'Argine Agosta (strada Comacchio-Alfonsine, circa 10 km da Comacchio), guardando verso Ovest. La valle del Mezzano, la più grande delle Valli di Comacchio, è stata prosciugata negli anni sessanta, quando già si erano mani­festati molti dubbi sulla convenienza di proseguire questo tipo di interventi. Adesso è un ambiente artificiale instabile (la sua condizione stabile sarebbe sommersa) e occorre energia per mantenerlo (per sollevarne l'acqua al livello del mare).

30. Depuratore a Cervia 30. Depuratore a Cervia

Un impianto di depurazione delle acque: vi arrivano le acque di rifiuto delle abitazioni di un tratto di costa, intorno a Cervia e Milano Marittima. Le impurità solide si depositano nelle vasche di decantazione. Nei digestori, recipienti come quello che si vede al centro, le sostanze organiche vengono decomposte da batteri e trasformate in composti stabili, inerti o anche fertilizzanti. L'acqua così trattata viene usata per irrigazione: arriverà nei corsi d'acqua e nel mare come innocuo scolo dei campi. Foto scattata a Milano Marittima, località Aie Bassona. Impianti come questo, pubblici; si sono diffusi sulla costa adriatica (I'Ope­razione mare pulito); e molti impianti di depurazione sono in costruzione nella Regione.

29. Foce in valle 29. Foce in valle

In basso, un lembo della Pineta San Vitale, al confine con le acque salmastre della Pialassa della Baiona. Un canale di scolo, il Fossatone, attraversa la pineta e prosegue nell'acqua della laguna, tra due argini abbastanza solidi da sostenere delle case. Gli altri argini, paralleli alla pineta, sono resti di antichissime dune costiere; i due canaletti arginati, a destra, vanno verso il mare. Qui, come nelle valli da pesca, siamo al livello del mare: più esattamente, un po' sotto, in condizio­ni di alta marea, e allora l'acqua salata del mare entra nelle valli; in bassa marea è il contrario: l'acqua marina si ritira e le correnti di riflusso tengono sgombri i canali. Finché durerà questa circolazione, la Pialassa sarà una laguna viva. E potrà assorbire l'acqua in eccesso, in caso di piena dei fiumi, o di acqua alta del mare. Foto scattata dall'aereo. Le valli costiere sono per l'acqua un ultimo luogo di sosta, subito prima del mare. E così finivano, in una «valle», tutti i fiumi dell'Emilia-Romagna a Est del Panaro (gli ultimi due, Idice e Lamone, finivano nelle loro «Casse di colmata• fino a pochi anni fa). Il Fossatone porta acqua dolce nella Pialassa, che comunica anche col mare. «Piallasse» si chiamano alcune lagune salmastre intorno a Ravenna (da •pia e lassa - per la loro funzione di pol­mone delle acque in eccesso).

28. Lavorieri di Valle Nuova 28. Lavorieri di Valle Nuova

L'attrezzatura per la pesca in valle, elaborata da un'esperien­za di secoli. Le linee bianche, che sembrano disegnare punte di freccia, sono i profili affioranti dei «lavorieri». Le loro direzioni, e quelle dei canali, convergono verso un punto a destra, poco oltre il margine della fotografia: qui viene aperta, in autunno, la comunicazione col mare. Dal resto della laguna, i pesci accorrono al richiamo del mare: le pareti dei lavorieri, fatte di rete, li guidano verso il «pizzo», vertice dell'angolo. Superato il primo vertice, aperto a tutti, i pesci si affollano in un bacino di raccolta, da cui è difficile tornare indietro. Il secondo vertice è chiuso per i cefali, più grandi, che qui vengono pescati; al terzo vertice vengono raccolte le anguille. Sull'argine tra i due lavorieri sorge il Casone di Valle Nuova, base per i pescatori e magazzino per gli attrezzi. Presso la casa, a destra, si vedono tre «bòlaghe», grosse ceste per conservare le anguille nell'acqua. Questo labirinto di canali è l'estremità nordorientale delle Valli Benuzzi. Foto scattata dall'aereo. «Valle•(da «vallum•) localmente vuol dire «specchio d'acqua, dolce o salata, con basso fondale, più o meno interamente circondato da argini•. Questa è una «valle salsa•: il mare vi entra con l'alta marea attraverso la Sacca di Gora e l'ultimo tratto del Po di Volano. Dal Po di Volano può entrare anche acqua dolce: aprendo o chiudendo al momento giusto le «chiaviche» (saracinesche) si può regolare la salinità dell'acqua (e la temperatura); manovra fon­damentale delle «valli da pesca>.

Azioni sul documento

ultima modifica 2018-10-10T22:45:23+02:00
Questa pagina ti è stata utile?

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi?

Piè di pagina